"è inutile che ti completi: nessuno completa nessuno. Devi essere completo da solo per poter essere felice"
ERIC FROMM
ERIC FROMM
La completezza non arriva da fuori, dall'esterno, dagli altri. Non è dipendere da cose o persone, pur amando e vivendo in un contesto sociale dove influenzi e sei influenzato a tua volta. E non so nemmeno se arriva! Credo si diventi completi con l'esperienza, la pazienza, la costanza, la perlustrazione della propria interiorità che dividi in scomparti ben delineati, tutti in fila e ordinati, per poi unificarli in un insieme "pezzo unico", quindi completo. Scoprire la propria semplicità armonica, la propria saggezza nascosta, il proprio raffinato umorismo, la regola del tutto nel proprio silenzio. E' un senso di appartenenza alla madre terra, la responsabilità del significato della tua esistenza, dove non è sufficiente dire "io sono qui, respiro e vivo" ma un riempimento affettivo e di considerazione per ciò che hai, e non parlo solo della materia, per ciò di cui hai bisogno e per ciò che rappresenti di fronte a te stessa. Cambi il modo di pensare, non più in piccolo, non più ristretto alla limitazione dell'esterno ma ampliando la visuale della tua dimensione. Ad un certo punto smetti di cercare qualcosa fuori per scoprire dentro, ma proprio in fondo, un lume che poi diventa una lanterna che poi diventa un faro radunando man mano i pezzi sparsi di te e ti riappropi di un'abbondanza che non credevi di possedere. Si potrebbe pensare che una volta raggiunta la completezza tutto finisce li, siamo a posto non c'è più nulla che possiamo fare, ma raggiunto un traguardo bisogna mantenere ciò che si è acquisito in maniera costante e il completamento non è altro che una nuova forma che va, di volta in volta, rivisitata per mantenere l'equilibrio dei processi interiori.
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