Gentilezza, che cos’è? Non è qualcosa che
comperi al supermercato o in farmacia. Essere gentili non s’impara sui banchi
di scuola, non è una cosa che si può insegnare ma è parte di un’evoluzione
interiore, qualcosa che c’è. O c’è o non c’è. La gentilezza non va confusa con
l’educazione civile del “buon giorno o buona sera” o di tutte le situazioni di
dovere di circostanza, dire una cosa per un’altra per non offendere, oppure con
il dire sempre di si. Si può essere gentili anche dicendo un no deciso e
dicendo la verità in modo aperto. Non va confusa con la generosità. Essere
gentili è “essere”, è un’abbondanza interiore, come dice una mia amica “un lusso di pochi”. Eh si,
perché essere gentili è un lusso dato da un’abbondanza interiore dove
l’attenzione è lo sguardo continuo verso il mondo, tutto il mondo: verso gli
animali, la terra, l’aria, l’acqua, le piante, gli uomini…….e come si riconosce
la gentilezza? La riconosci se la pratichi, perché nell’azione e nella parola
ti ci riconosci. La gentilezza inizia dal proprio pensiero, dall’educazione del
proprio pensiero, al momento presente che stai “sentendo”. Inizi pensando e
credendo che tutto è importante tanto quanto te stesso. Che l’abbondanza che è
dentro di te la puoi donare a profusione proprio perché è abbondanza, non perdi
nulla e non guadagni nulla ma puoi “essere”.
Si può dire che la gentilezza è uno stato di grazia che ti permette di
giungere, poi, alla pace e all’armonia
interiore. E’ un inizio per qualcosa di più grande e non sai dove ti porterà, se
sulle cime più alte o nelle profondità più buie dell’oceano……….la gentilezza è essere in
sintonia con il battito del mondo, tutto il mondo anche quello che non ti
piace.
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