giovedì 3 settembre 2015

CHIMERE


"Le nostre chimere sono quel che più ci rassomiglia"
                                                          da i miserabili di V. Hugo


Chimere: sogni irrealizzabili.
Cosa fai dei sogni che non riesci a realizzare? Come possiamo definirlo il tempo per l'attuazione di un sogno? Tutti abbiamo dei sogni ma quanti di questi sono chimere? Qualcosa che non si realizzerà mai. "La coscienza è il caos delle chimere, delle brame, dei tentativi; la fornace dei sogni; l'antro delle idee vergognose; il pandemonio dei sofismi; il campo di battaglia delle passioni"  dice V. Hugo.
Raccogliere chimere, raccogliere i sogni irrealizzabili, sogni che fanno parte di un'era e confrontarli fra loro, scoprire che molti sono uguali o simili. Ognuno di noi ha dei sogni che ritiene chimere, qualcosa che conserva nel proprio intimo e non rivela a nessuno. Tiri con l'arco verso un bersaglio invisibile perchè troppo distante per vederlo. Alimentarli  nella speranza.  Speranza che qualcosa o qualcuno possa modificare la linea di percorso della propria esistenza.
Qualcosa che riguarda sempre il futuro e non il presente, qualcosa per aggrapparsi, per non cadere, per non perdersi. Alcuni sono davvero delle chimere, dei sogni irrealizzabili, delle astronavi spaziali che ti portano lontano su pianeti abitati da persone che, come te, hanno lo stesso sogno.
 Chimere nascoste, a volte abbiamo persino paura di parlarne, di sentirne il suono, di dar loro una forma, di  impregnarli di una sorta di una qualche sostanza che li possa rendere materiali, palpabili. Chimere bloccate, spesso a bloccarci è la paura ma spesso è la disillusione, pensare che non abbiamo bisogno di sogni per vivere perchè la concretezza non può far male, non fa soffrire. E allora rimaniamo così, in una bambagia fiorita di certezze. Ma siamo sicuri che le certezze non siano a loro volta delle illusioni?
"Il paese delle chimere è, in questo mondo, l'unico degno d'essere abitato"
                                                                           Jean-Jacques Rousseau
                                                       tratto da Le fantasticherie del passeggiatore

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